“…e sentivo il grande urlo che pervade la natura” –  Munch e la pittura del Nord a Villa Manin

La malinconia è un sentimento arcano ed al contempo tremendamente attraente, capace di insinuarsi nei più intimi pensieri che invadono la mente fino ad averne totale possesso. Il termine deriva dal greco melancholia,  atto ad indicare una delle componenti maggiormente responsabili delle trasformazioni psicologiche e comportamentali dell’essere umano: la bile, nera come la pece.

Intere generazioni di artisti hanno cercato, nel corso dei secoli, di rivelare la loro intima visione di tale sentimento: da Lucas Cranach il Vecchio a Giorgio de Chirico passando per Albrecht Durer e il suo indimenticabile tripudio allegorico. Anche Edward Munch ha affrontato tale tema: il profilo di un uomo pensieroso, con la guancia appoggiata sulla mano, domina un desolato paesaggio dai contorni indefiniti entro i quali si espande la violenza dei toni scuri interrotti dall’azzurro in progressione violacea del cielo. Ed è questo il dipinto simbolo della mostra che verrà ospitata nelle stanze di Villa Manin di Codroipo fino al 6 Marzo 2011: “Munch e lo spirito del Nord”.

Sviluppata in cinque sezioni (le prime quattro dedicate alle Scuole Nazionali dei Paesi del Nord di fine Ottocento e l’ultima definita come omaggio al genio triste del pittore norvegese) l’esposizione si pone come tramite attraverso il quale scoprire passati artistici tanto suggestivi quanto poco famosi dell’arte della “fredda Europa”, quella dei paesaggi ove la natura può urlare indisturbata la sua anima selvaggia. Si parte con la Danimarca, quella della Golden Age artistica (ma certamente non politica ed economica), dei paesaggi serali di Julius Paulsen e delle rappresentazioni del vivere quotidiano di Laurits Andersen Ring. A seguire la sezione dedicata alla Finlandia, in pieno periodo di rivoluzione patriottica e di affermazione nazional-culturale: il naturalismo derivante dalla grande influenza parigina, le pitture liriche di Albert Edelfelt, la straordinaria perfezione delle descrizioni (paesaggistiche e non) di Akseli Gallen – Kallela, la modernità dell’irruenza del tocco pittorico di Victor Westerholm, Fanny Churberg e Helene Schjerfbeck. La Svezia è il terzo Paese nel quale si approda grazie a questo “tour” artistico: tipici della scuola svedese i paesaggi d’atmosfera di Marcus Larson e Karl Nordstrom passando per i più intimi pensieri dello scrittore August Strindberg e il fortissimo richiamo alle notti “vangoghiane” di Eugene Jansson. La quarta sezione relativa all’arte norvegese si rivela come la più bella scoperta dell’intera esposizione: in opere come “Capo Nord al chiaro di luna” e “Il forte Vardohus” di Peter Andersen Balke , “sera di Febbraio con uno sciatore” di Christian Skredsvig e “sera d’inverno” di Thorvald Erichsen la luce esce dai vivissimi colori, si insinua nella tela ed esplode all’interno di essa fino a diventarne elemento di unica visibilità ed importanza. Da ricordare anche le curiose influenze giapponesi notabili in altre tele dello straordinario Balke, quali “paesaggio costiero” e “La montagna Stetind con una betulla”. L’ultima sezione è l’omaggio ad uno degli autori pittorici più rivoluzionari della storia dell’arte “maggiore”: Edward Munch. Sono 35 le tele presenti: dalle celeberrime “Sera sul viale Karl Johan” , “Sogno di una notte d’estate”, “Veglia” , “Malinconia” e la riproposizione litografica della tanto oscura “Madonna” fino alle acqueforti e al dipinto “Le tre fasi della donna”, grande fonte d’ispirazione per l’amico Ibsen.

Per entrare in contatto con  un mondo nel quale luce e notte si fondono in un’unica anima, quella del Nord Europa. 

“Munch e lo spirito del Nord. Scandinavia nel secondo Ottocento”
Villa Manin, Passariano di Codroipo (UD)
25/09/10 – 06/03/11 

di Ambra Rebecchi