BAD RELIGION – A 30 year walk
Hanno praticamente ideato e portato ai massimi livelli l’hardcore melodico, hanno fondato la più importante label indipendente degli anni ’90 e in 30 anni hanno dato alla luce 15 album altamente ispirati. Storia della band punk per eccellenza, dagli esordi ancora minorenni al nuovo, imminente disco.
The early years
Il 1980 fu un anno strano per la musica punk. Le fiammate del biennio ’76-’77 si erano oramai estinte e hardcore e new wave rimpiazzarono il vuoto che si era andato creando. Quello che nel vecchio continente si concretizzò come un sostanziale momento di stallo, optando per la reiterazione dei cliché estetici e sonori passati, per gli Stati Uniti rappresentò l’occasione di dar vita ad una nuova rivoluzione. Una rivoluzione ben più consapevole e longeva di quella inglese, che continua a dare i suoi frutti ancora oggi.
La California in particolar modo si impose come sorprendente bacino di talenti che nell’arco di pochi anni innestarono la melodia nell’ hardcore senza però perderne l’irruenza e l’immediatezza, creando quel tipico sound californiano che farà la fortuna, negli anni ’90, di un’infinità di band (più o meno meritatamente).
Ancor più di Descendents e Adolescents, i giovanissimi Bad Religion seppero confezionare un esordio (How Could Hell Be Any Worse, 1982) in grado come nessun altro di stilare i dettami di un genere. Tanto grezzo quanto ispirato, rappresentò anche l’esordio per la neonata etichetta Epitaph fondata appositamente dal chitarrista e cofondatore Brett Gurewitz ed è, insieme a Back To The Known (1985) la miglior testimonianza dei primissimi Bad Religion. Fuck Armageddon…This Is Hell, Voice Of God Is Government e Along The Way le canzoni pressoché perfette in essi contenuti. Per chi volesse approfondire i primissimi Bad Religion, nel 1992 la Epitaph ha rilasciato 80-85, un’antologia affidabile e completa comprendente anche materiale dal primo EP d’esordio. In mezzo a tutto questo, l’estemporanea infatuazione di Greg per il sintetizzatore che portò all’uscita di Into The Unknown (1983), un lavoro che si discostò brutalmente dallo stile punk per avvicinarsi a sperimentazioni e ballate più prettamente rock. Il disco (registrato fra l’altro con importanti cambi nella formazione) fu un fallimento su tutta la linea e portò la band a quello che ad oggi è il loro unico e breve scioglimento. Fu Greg Hetson (già fondatore dei Circle Jerks) che convinse Greg a rimettere in piedi i Bad Religion, entrando definitivamente come nuovo membro.
Creazione di un’etichetta discografica indipendente, EP d’esordio, LP di successo, album sperimentale, scioglimento e ritorno al fulmicotone. Ad appena 18 anni, questi ragazzi avevano già fatto ciò che la stragrande maggioranza delle band fa nell’arco di una carriera. E non era altro che l’inizio…
The Holy Trilogy
Con la maturazione dei suoi componenti e con una formazione finalmente stabile (Pete Finestone alla batteria, Mr. Brett e Greg Hetson alle chitarre, Jay Bentley al basso e Graffin alla voce), i Bad Religion erano a questo punto pronti per il salto di qualità. Il sodalizio Greg&Brett in particolar modo si dimostrò fondamentale nel processo creativo della band, vero e proprio “autore a due teste” di melodie e testi, quest’ultimi vero punto di forza di una proposta che non era solo musicale bensì concettuale. Nome e simbolo (il celeberrimo crossbuster), inizialmente scelti col semplice intento di far incazzare genitori e perbenisti, finirono con l’assumere significati via via più ricercati e profondi, tramutandosi in un sostanziale rifiuto dei dogmi a favore di un’analisi concreta e realistica della realtà.
Suffer (1988), No Control (1989) e Against The Grain (1990). Tre album in tre anni che cambiano tutto, rifondano un genere e che non a caso verranno ricordati come The Holy Trilogy. Nel primo dei tre, Suffer, 15 brani in 26 minuti, nasce il “muro sonoro” che farà la fortuna dei californiani. L’approccio è quello degli esordi ma il sound è ora finalmente grasso, potente, “pieno”. Suffer e Do What You Want sono i capolavori, ma le tracce sono così coese e così ravvicinate che è quasi impossibile stoppare il disco.
In No Control la formula è praticamente la stessa ma arricchita di una ancor maggiore ispirazione e consapevolezza, il che lo consegnerà alla storia come il miglior lavoro di Greg e soci e (di consequenza) uno dei più grandi dischi hardcore di sempre. Le liriche si fanno sempre più caustiche e abrasive, le chitarre di Mr. Brett e Hetson tagliano l’aria come burro e la voce di Greg è melodica e delirante al punto giusto. Ogni pezzo in esso contenuto è una piccola perla per composizione, testi, esecuzione, approccio. Change Of Ideas (56 secondi) condensa un messaggio che nelle seguenti Big Bang e No Control diventa dichiarazione di guerra che non lascia un attimo di respiro all’ascoltatore. Ci si trova spaesati, fiondati in un panorama fatto di distruzione, pessimismo, cinismo e materialismo. Fino ad I Want To Conquer The World, climax di questo viaggio nel disagio esistenziale dell’occidente.
La sacra trilogia è chiusa da Against The Grain. L’hardcore è sempre più mediato, ragionato, digerito, ma ancora non sembra vedersi la luce di una speranza. Modern Man, Flat Earth Society e soprattutto 21st Century Digital Boy sono veri e propri atti di accusa, pugni di una precisione spiazzante. Le canzoni si fanno ancora più epiche grazie ad un maggior utilizzo dei cori, destinati a diventare un vero e proprio marchio di fabbrica.
Suffer, No Control ed Against The Grain sono rispettivamente i Bad Religion più distruttivi, quelli più ispirati e quelli più lucidi. Nelle 47 tracce che li compongono si può trovare il sunto della loro filosofia, un trittico che è ritratto impietoso e senza tempo della società occidentale.
Da qui in avanti, la formazione californiana manterrà un livello qualitativo medio altissimo pur non ritrovando i fasti della trilogia che, anche grazie al contesto socioculturale in cui è stata partorita, resterà inavvicinabile.
Con l’abbandono di Finestone alla batteria arriva Bobby Schayer, fan della prima ora della band, con cui vengono registrati Generator (1992) e Recipe For Hate (1993). Questi lavori concludono degnamente il primo periodo Epitaph riconfermando, se fosse stato necessario, uno stato di forma straordinario. Il primo dei due è forse il disco più cupo della loro discografia, pesantemente influenzato dallo scoppio della Guerra del Golfo. La composizione dei brani resta sempre ad appannaggio di Graffin&Gurewitz che iniziano con quest’album un importante percorso di ricerca che porterà il loro hardcore californiano verso sonorità nuove, senza tentare di ripetere la formula magica di No Control. Basta ascoltare Only Entertainment, Two Babies In The Dark, Atomic Garden e soprattutto Generator (a detta di alcuni complessivamente il miglior brano mai scritto dai due autori) per comprendere appieno questa evoluzione, che continuerà nel lavoro seguente caratterizzato da una sempre maggior sfaccettatura. Recipe For Hate sarà per il gruppo il disco della consacrazione e del successo commerciale, trascinato da un singolo pressoché perfetto come American Jesus (ad oggi loro brano più conosciuto).
Punk Rock Songs
Il successo di Recipe For Hate portò i Bad Religion alla ribalta ma allo stesso tempo evidenziò limiti della piccola Epitaph per ciò che concerne la distribuzione dei loro album. La band si trova così a prendere una scelta difficile, mai realmente compresa dai fan: la firma di un contratto con l’Atlantic, sottoetichetta della Sony. Una delle più grandi punk band del mondo passa così ad una major.
Il contratto prevede quattro dischi, che usciranno tra il 1994 ed il 2000 al ritmo regolarissimo di uno ogni due anni. Il primo, Stranger Than Fiction (1994) fu, nonostante le critiche, un successo commerciale in cui vecchio e nuovo si mescolano creando sostanzialmente un nuovo sound, meno “punk” e più “rock” forse, ma dalla qualità innegabile.
In contemporanea però arrivò il successo strepitoso e del tutto inaspettato di un certo Smash degli Offspring, record imbattuto di vendite per un disco indipendente, e la celebrità sempre maggiore di formazioni come Nofx e Rancid. Per questa ragione Mr. Brett prese la decisione, scioccante per i fan che avevano appena digerito il passaggio alla Sony, di abbandonare la band.
Con Brian Baker al suo posto (Minor Threat, Dag Nasty) i Bad Religion riusciranno a “limitare i danni” nonostante la defezione e Greg Graffin dimostrò in The Grey Race (1996) di saper scrivere un disco intero senza risentire troppo della mancanza di Gurewtiz. L’album infatti è un altro successo che porta per la prima volta i losangelini su MTV col singolo Punk Rock Song. Insieme al lavoro precedente, The Grey Race è la miglior testimonianza del periodo “major” del gruppo. Caratterizzato da un sostanziale ammorbidimento del sound che portò alla nascita di pezzi più prettamente “rock” come A Walk, The Streets Of America, Infected, Stranger Than Fiction. No Substance (1998) e The New America (2000) chiusero gli anni Sony in una maniera piuttosto controversa. Il primo dei due in particolare fu subito bollato come “commerciale” ed è considerato come uno dei pochi passi falsi nella loro pur lunga carriera. Ascoltato oggi però e prendendo in considerazione l’intero percorso svolto della band fin dalle origini, No Substance è un disco da rivalutare in quanto ricco di spunti e idee del tutto innovativi e originali (ascoltare per credere The Biggest Killer In American History, The Hippy Killers, Sowing The Seeds Of Utopia). Più piatto e meno ispirato è invece The New America, degno di nota per un paio di canzoni di assoluto livello e delle struggenti ballate intimistiche come 1000 Memories e Whisper In Time.
Il grande ritorno
Esaurito il contratto con la Atlantic è tempo per la band di tornare all’ovile. The Process Of Belief (2002) sancì il ritorno dei Bad Religion alla casa madre Epitaph e due importanti cambi nella formazione: l’arrivo di Brooks Wackerman (Suicidal Tendencies, Vandals) che sostituisce l’infortunato Bobby e, soprattutto, il grande ritorno di Mr. Brett. I timori di un ulteriore e pericoloso avvicinamento al commerciale erano forti ma bastano i quattro minuti scarsi dei primi tre pezzi per scacciare qualunque dubbio. Supersonic, Prove It e Can’t Stop It sono pezzi veloci, irruenti, devastanti che fanno tornare alla mente la sequenza iniziale di No Control. La rinnovata verve compositiva data dal ritorno della premiata ditta Greg/Brett è la stessa di dieci anni prima e a fronte di un sostanziale ristagno di quel hardcore californiano che aveva imperversato negli anni ’90; quello compiuto dai Bad Religion è un vero esercizio di stile. A oltre 20 anni dalla nascita, continuano ad essere la più importante realtà hc melodico al mondo, mentre formazioni più giovani (Offspring, Pennywise, No Use For A Name, Lagwagon) dopo una manciata di dischi ottimi sembrano aver esaurito ogni spinta creativa.
The Empire Strikes First (2004) e New Maps Of Hell (2007) consegnano al nuovo millennio una band non ancora a corto di idee ed estremamente energica nonostante l’età. L’ingresso di Brooks (di gran lunga il batterista più tecnico mai avuto) e le tre (!!!) chitarre induriscono ulteriormente il sound, continuando a portare la band in tour di successo ai quali però raramente partecipa Brett. Le nuove canzoni sono il punto di incontro ideale delle due anime della band, con pezzi devastanti come Sinister Rounge, Social Suicide, 52 Seconds, Germs Of Perfection e altri più melodici come Los Angeles Is Burning e Honest Goodbye.
Con un età dei componenti (batterista a parte) oramai vicina ai 50, i Bad Religion non sembrano essere stanchi di dare lezioni di stile alle punk band di mezzo mondo e continuano a rappresentare il punk nella sua forma forse più alta, fatta non solo di rottura e ribellione bensì di proposta, di critica lucida e approfondita, di cultura. A riprova di questo, la brillante carriera accademica di Greg Graffin, grande studioso di antropologia, geologia e zoologia e professore universitario presso l’Università di California. A chiunque voglia andare più a fondo di questo aspetto per molti “inedito” consigliamo la lettura del suo nuovo libro scritto a quattro mani con Steve Olson: Anarchy Evolution: Faith, Science and Religion In A World Without God.
E’ il 2010, l’uscita di The Dissent Of Man è imminente e la Cattiva Religione continua nei suoi estenuanti tour in mezzo mondo. Non so voi, ma ho la netta sensazione che prima della pensione questi vecchietti ci faranno divertire, pensare, cantare e saltare ancora per un bel po’…
di Marco Dalla Stella
[…] da una monografia scritta per King’s Road – link […]