admin On ottobre - 3 - 2010

BLACK MOUNTAIN
Milano, 29.09.2010

Alcuni concerti – non si sa per quale motivo – rivestono nell’immaginario collettivo un ruolo e un’importanza che spesso prescinde il valore artistico, la notorietà, il numero di album pubblicati.
Capita così che in una tiepida sera di fine settembre – OT la stagione dove Milano è più bella – tutti si debba andare alla Salumeria della Musica a sentire i Black Mountain, band canadese giunta al loro terzo album.
E’ uno strano posto, la Salumeria: uno dei pochi locali milanesi nato per sentire jazz ad alto livello e a prezzi abbordabili, mutuato in location per concerti più o meno indie, con il profumo di tagliatelle e di affettati che permea la sala: potrebbe essere il paradiso degli onnivori e una discreta rappresentazione dell’inferno veggie.
Addirittura due gruppi spalla: prima i Goldheart Assembly e poi i Night Terrors, che fanno un buon lavoro mentre il locale va via via sempre più riempiendosi.
L’inizio dello show dei Black Mountains lascia spiazzati: pestano sugli strumenti come dei dannati, e con Wilderness Heart prima e Evil Ways dopo più che a un concerto indie psichedelico pare di essere all’apertura di Gods of Metal, e no – questo non è un complimento.
Loro pestano, noi siamo tramortiti, e la vocalist Amber Webber più che altro ondeggia i capelli, perchè la voce risulta non pervenuta (tanto ce questa sarà una delle pecche maggiori un concerto che alla fine lascia qualche dubbio).
Strumentalmente parlando i Black Mountain sono ineccepibili, tuttavia danno il loro meglio nei pezzi più lenti risultando eccessivi e ripetitivi nei pezzi veloci.
Ed ecco così che Angels risulta quasi struggente nella sua esecuzione perfetta (Amber nel frattempo ondeggia i capelli mentre non si sente una cippa della sua voce) per non parlare della mia canzone preferita ever, Rollercoaster, che raggiunge il climax del concerto, suonata senza sbavature, ipnotica, tesa, bellissima come non mai.
Ogni tanto si sentono delle nettissime influenze – come quella non troppo nascosta dei Decemberists – ma in ogni caso questo concerto riesce a convincere pur non convincendo del tutto.
Resto tuttavia ancorata alla mia idea: grandissimo gruppo, ma per una volta l’ascolto live li penalizza e non rende giustizia a questo quintetto di Vancouver.

di Marilù Cattaneo

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