



“Grassland”
Akira Kosemura
Etichetta: Schole
anno: 2010
ambient, elettronica
9/10
Esordire dicendo che si tratti di un giovane pianista giapponese, sembra quasi un cliché.
Ormai è da qualche decennio che il Giappone ci tempesta di mediocri musicisti sgomitanti, che quasi a carponi tentano, anzi, pensano di poter ripercorrere la fama di Ryuichi Sakamoto fino a venirne incoronati successori eccellenti.
Ma la verità è che, alla fine, il loro piccolo momento di gloria si polverizza in qualche video su youtube.
Ad ogni modo, Akira Kosemura è di tutt’altra pasta ed è impossibile non riconoscergli un vero e proprio talento.
Di solito, quando mi accosto all’ascolto di un disco, ho l’abitudine di cercare qua e là sul web tutte le informazioni possibili sull’artista che possano alimentare la mia fervida immaginazione sul personaggio.
Nel caso di Kosemura, si sa poco e niente.
Ma forse, alla fine, è meglio così. Quando un artista lascia più spazio alla sua arte, invece di preoccuparsi di avere una biografia su Wikipedia gremita di virtuosismi personali che lo trascinino sotto i riflettori, se ne avvantaggia il pubblico permettendogli di concentrarsi sulla sua musica.
Così che, solo poche e scarne voci sull’artista ci saranno d’aiuto a nutrire il nostro immaginario: innumerevoli collaborazioni per pubblicità, moda e cinema, oltre ad una manciata di lavori con artisti meno conosciuti al grande pubblico.
Ad oggi, egli annovera quasi una decina di dischi tra ep ed album. E non posso che consigliarne l’ascolto di ciascuno.
Eppure, la prima volta che venne notato era già il 2009 con Polaroid Piano e per mano di Pitchfork.
Rispetto ai precedenti album, alcuni dal retrogusto di elettronica sofisticata e altri (come Polaroid Piano) dall’anima più minimale, Grassland acquisisce il valore di tassello mancante ai precedenti lavori.
Qui un pianoforte maestoso e severo color inchiostro, eretto probabilmente su qualche raffinato tatami ancora fresco di cera, viene cavalcato dalle dita dell’artista. Queste,sotto l’impulso di chissà quale magia che trapela da qualche angolo recondito, scalpitano tra i tasti lasciando spazio a tenui tonalità elettroniche come in “grassland”.
Ma ciò che contraddistingue questo disco dagli altri è che, per la prima volta, Kosemura acconsente a che le note del suo pianoforte dividino la scena con una dolce e leggiadra voce femminile, come accade in “petrarca” o in “light”.
Ci sono, però, quegli attimi in cui l’artista necessita di ristabilire un momento di intimità con il suo compagno di viaggio che sfocia in pezzi molto intensi: “amour” ne rappresenta l’episodio più riuscito.
Grassland è quindi un piccolo capolavoro impressionistico intriso di pathos di un’artista (ancora) poco conosciuto del quale, chissà, un giorno magari sentiremo parlare sempre più spesso, o forse no. Ma alla fine ciò che importa è che le sue note continueranno a diffondersi, come del resto hanno fatto in sordina ma con discreta eleganza in questi anni.
Tracklist:
01, grassland
02, petrarca
03, light
04, marriage
05, xiao ge er
06, little dipper
07, ballet
08, over the horizon
09, just a few minutes
10, amour
11, ensemble
Web: http://www.akirakosemura.com/
di Gaia Tornetta
I’m truly experiencing reading your well written articles. It appears like you invest a lot of work and time in your weblog. I have bookmarked it and I’m looking ahead to reading new articles. Keep up the good work!