admin On agosto - 1 - 2010

A Place To Bury Strangers - by Monica Bosaro

 

THE FIELD/TURIN BRAKES/A PLACE TO BURY STRANGERS/DRINK TO ME – Torino Spazio211 – 24 luglio 2010

di Maurizio Cerutti

Lo Spaziale 2010 è un festival amato, condiviso e rispettato da molti: lo provano le numerose presenze di questa serata, sul prato riscaldato dal sole caldo del giorno, che girano tra banchetti di dischi, libri, magliette e mentre l’odore di carne alla griglia accompagna la leggerezza e la tranquillità che ha saputo infondere lo Spazio211 in tutti questi anni. Tanta gente da fuori città venuta per il concerto, sorrisi, rincontri di persone dopo anni e tanto parlare di musica.

Il sole sta tramontando quando i Drink To Me aprono la serata: il batterista suona con gli occhiali scuri per proteggersi dal riverbero, basi di batteria ben suonate accompagnano gli ottimi arrangiamenti di questo trio elettronico che non disdegna il post-punk. Live molto potente, i ragazzi  di Ivrea prodotti da Alessio dei Disco Drive sono bravi, non strafanno e si mantengono sempre con i piedi ben piazzati in terra su quella linea di confine che li mantiene freschi e originali. Visti in apertura della data torinese degli Editors qualche mese fa, i Drink To Me sono in tour per promuovere il loro ultimo lavoro Brazil, già apprezzato da molte testate musicali.

Ma molti dei presenti sono qui per vedere la performance dei newyorkesi A Place To Bury Strangers: il loro set inizia ancora alla luce del giorno, non hanno proiettori o vistose luci sul palco come nei loro consueti show ma gli effetti speciali non sono necessari: le linee di basso (di Dion Lunandon, che ha sostituito Jono Mofo, che oltre a essere l’ex bassista della band è il preparatore delle tastiere dei Nine Inch Nails) di I Know I’ll See You sono come aghi che penetrano nella pelle. Olivier Ackermann, piegato sul microfono, non alza quasi mai gli occhi verso il pubblico, ma il suo suono di chitarra è tagliente come mille coltelli e cambia continuamente, ben costruito e calibrato, le linee guida sono ben palpabili e portano avanti il tutto, new wave, psichedelica e quel sound tanto caro a band come Jesus and Mary Chain. In In Your Heart dall’assolo di chitarra stridente, la voce di Olivier è come una preghiera che scava un posto speciale nel cuore esplorando l’inconscio. Il finale dura infiniti minuti mentre scende il buio, le luci stroboscopiche cominciano a emettere bagliori accecanti, le ombre dei musicisti sul palco si fanno sempre meno definite, Olivier tortura la chitarra, la lancia in aria, la riprende, per poi lanciarla definitivamente in terra chiudendo la grande performance della band di New York.

Si cambia registro, a salire sul palco sono i Turin Brakes: ammetto di averli persi di vista con gli anni, ma il duo inglese è in perfetta forma, sempre bellissimo l’intreccio delle voci con le loro chitarre, Olly e Gale spalleggiati da un’ottima band hanno un sound molto solido ed energico. “Dieci anni fa abbiamo preso in prestito il nome dalla vostra città”, dicono dal palco, mi piace pensare che il nome Turin gli abbia portato un po’ di fortuna. Feeling Oblivion è il terzo pezzo con quella chitarra suonata come se fosse un mandolino, poi è la volta di Emergency 72 e Mind Over Money, entrambe dal loro esordio The Optimist LP. Il concerto scorre via veloce e leggero attraverso tanti singoli che non ascoltavo da qualche anno; con gli inconfondibili stacchetti arriva la splendida Painkiller, senza dubbio il loro pezzo più famoso, seguita a ruota da Fishing for a Dream e Long Distance, brano noto per esser stato usato in uno spot. Si arriva al finale, una cover di Wicked Game di Chris Isaak – presente insieme a Black dei Pearl Jam,  Everyday di Buddy Holly e Everybody Knows this is Nowhere di Neil Young nel mini cd Tour – e l’immancabile Underdog (save me).

Altro cambio di registro, le sonorità della serata si spostano verso l’elettronica del musicista svedese Alex Willner, ovvero The Field: sul palco insieme a lui un altro dj che si alterna al basso in alcuni brani e un batterista che suona quasi tutte le basi con assoluta precisione. Beat e minimalismo elettronico, indie e suoni della serie tv degli anni 60 UFO accompagnati da immagini a fosfori verdi e bianchi di cerchi ellittici che sembrano uscite direttamente da uno ZX Spectrum. Il beat non si propaga per tutta la notte ma viene fermato come da scaletta a mezzanotte precisa.

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