admin On settembre - 9 - 2010

"13 Assassins (Jusan-nin no shikaku)"

Mostra del Cinema di Venezia
day 8-9
8-9.09.2010
Lido di Venezia

Il più tarantiniano tra i cineasti nipponici torna alla ribalta con una pellicola che si conferma all’altezza delle aspettative (“13 Assassins”), in cui Takashi Miike rispolvera le arguzie tipiche della sua firma manipolando immagini a metà tra il meta horror (già visto nel ’99 con “Audition”) e la riscoperta noir-nichilista del film cavalleresco jidai-geki (popolarissimo negli anni ’60), con un remake del classico di Eiichi Kudo, a narrare la missione suicida di 13 componenti di un gruppo segreto deciso a mettere fine alle angherie del fratello dello shogun, tra rocamboleschi combattimenti ai limiti del pulp e sangue a non finire. Perfetto per il Quentin giurato, che già con Miike aveva partecipato come attore al suo “Sukiyaki Western Django”.
E se dall’India, Fuori Concorso, arriva la perla di rara bellezza di “That Girl In Yellow Boots”, firmata Anurag Kashyap che soppianta la ben nota bollywood con la storia di u Ruth, massaggiatrice di Mumbai con lo scopo di regalare happy endings ai suoi clienti, dall’Italia arrivano, tra gli altri, “Fughe e Approdi”, della Taviani, documentario a metà tra memorie e cinema sulle isole Eolie, e “Notizie dagli Scavi”, medio metraggio di Emidio Greco (con il sempre ottimo Giuseppe Battiston), tratto dall’omonimo racconto di Franco Lucentini, sull’incontro tra un uomo senza qualità e una ex prostituta scampata al suicidio, e sarà proprio l’incontro-scontro tra questi due personaggi a generare scambi di ruoli divertenti e riflessivi.
Sorelle e parentele, in un intrecciato rapporto di parentele ed empatia artistica per Marco Bellocchio e il suo sperimentale, e ben riuscito “Sorelle Mai”, progetto cinematografico in cui la scuola di Bobbio serve come base per ingarbugliamenti di 6 storie di amori, vita e passato, dove il ricordo coerentemente sposa l’ispirazione poetica tipica del regista, sempre delicatissimo e delizioso, tra tematiche differenti e un concept quasi musicale, mentre l’ancor più avanguardistico progetto “All Inclusive 3D”, futuristico esperimento firmato dalla coppia Ranocchi-Zamagni, sovrasta le strutture pre impostate del cinema d’autore sconfinando in una messa in scena di stampo teatrale, vagabonda e danzereccia, dove lo spazio, spoglio ed etereo, spesso funge da basamento su cui creare una materia plasmata attraverso il corpo stesso nel racconto tridimensionale ed assai sperimentale persino nell’ormai tecnica cinematografica più in uso oggi, in bilico tra danza, musica (bellissima, da sottolineare), video arte e la tecnica della stereoscopia a fare da collante.
Ma non passano inosservate le scelte stilistiche di una Athina Rachel Tsangari (già regista tv per l’apertura dei Giochi Olimpici di Atene 2004), che con il suo prezioso film-non-film “Attenberg”, sublima l’isolamento della sua protagonista-ballerina Marina, a metà tra un rapporto amorevole e favoloso con un padre solo, e quello affettivo e spassionato con l’unica amica Bella. A sconvolgere i piani ci penserà l’arrivo di un bel tenebroso straniero, proveniente dal mare. E sarà così che la sessualità non sentimentale della protagonista incontrerà l’assenza di tabù, affezioni asettiche, realismo distaccato, coreografie atte a rappresentare teatralmente sullo schermo l’isolamento nell’isolamento, delle ragazze dalla loro già troppo isolata città, e una colonna sonora (onnipresenti i Suicide), a metà tra musical e rappresentazione sonora del melodramma delle distanze.
Ma è con “Venus Noire” di Abdellatif Kechiche, che il paradigma perfetto tra capacità registica, interpretazioni da manuale e una narrazione socio-politico-storica dove il corpo, sovra esibito, nudo, tartassato e alla fine mutilato della meravigliosa protagonista, venere nera in un’Europa stratificata e spietata per la schiava sudafricana Saartjie Barman (realmente vissuta tra il XVIII e il XIX secolo), viene trattata come fenomeno da baraccone, ad emblema del razzismo, della stratificazione sociale, in primis francese, dell’epoca, ad icona prematura dell’anti-apartehid, dove il peccato di gruppo sembra essere più legittimato e feroce al contempo, a metà tra politica, moralità e storia.
E la proclamazione del vincitore è vicina, ormai!

di Ilaria Rebecchi

Share

2 Responses so far.

  1. payday loans scrive:

    As a Newcomer, I am typically searching on the internet for content articles that might help me. Although do you know why i find it difficult to see all the images on your blog?

  2. free vectors scrive:

    Merely want to say your article is brilliant. The clearness in your post is simply spectacular and i can take for granted you are an expert on this field. Well with your permission allow me to grab your rss feed to keep up to date with forthcoming post. Thanks a million and please keep up the sound work.

Leave a Reply

You must be logged in to post a comment.

Sponsor