Vasco Rossi scrive una lettera aperta, ripercorrendo la sua rocambolesca vita: “Sono sopravvissuto anche alla malattia”.
Nominato direttore “speciale” della prestigiosa rivista Vanity Fair, il rocker Vasco Rossi fa ha deciso di raccontare la sua rocambolesca esistenza in una lettera aperta destinata a tutti i suoi ammiratori. In occasione del numero speciale uscito nelle edicole qualche tempo fa, Vasco Rossi ha riassunto la sua vita spericolata, ritenendosi un sopravvissuto.

Un sopravvissuto, Vasco Rossi lo è sempre stato, e non a caso, il bel documentario andato in onda qualche anno fa sulla piattaforma Netflix, si intitolava proprio Supervissuto, a indicare anni ruggenti, bruciati velocemente, vissuti in bilico. Ma la lettera che il rocker scrive è una testimonianza di sopravvivenza, ciò che significa essere ancora qui, dopo 40 anni di successi.
Vasco Rossi si racconta: la lettera aperta in uno speciale di Vanity Fair
Dall’infanzia a Zocca, passando per gli anni di piombo, poi il successo artistico, le dipendenze, la quotidianità schiacciata dalle droghe, dall’alcol e dall’isolamento. Infine, l’esperienza personale che lo ha portato alla depressione, della quale è rimasto schiavo a lungo. Oggi, Vasco Rossi afferma di soffrire di un certo malessere esistenziale, non proprio una depressione, piuttosto un senso di costante insoddisfazione.
Un malessere che ha sempre fatto parte della sua vita, sin da quando era ragazzino: “A Zocca non c’è molto da fare, se sei in pensione va benissimo, altrimenti è soltanto noia”. E degli anni della giovinezza, scanditi dalle azioni delle Brigate Rosse e dalle lotte politiche, dice “Li ho vissuti come un indiano metropolitano, mi sembravano dei matti quelli che si chiamavano potere operaio ed erano studenti, oppure quelli di lotta continua, che poi tornavano a casa dai genitori”.

Negli anni Ottanta l’abuso di droghe e di alcol: “Ne ho combinate di cavolate, ma le ho pagate tutte. Gli anni 80 sono stati i più stupidi del secolo, ma anche i più belli e divertenti”. In quella decade, la realtà che circondava Rossi sfociava poi nelle canzoni più provocatorie e dissacranti del suo repertorio. “Mi divertivo a cantare di provocazioni contro i perbenisti, i moralisti e i furbetti”.
Vasco Rossi e la sua vita spericolata: il resoconto di un’esistenza
Negli anni Novanta, il cantante aveva sentito il bisogno di costruire una famiglia: “È stata la scelta più trasgressiva per una rockstar, con Laura sono uscito dallo Supido Hotel”. Ma la malattia, fino a quel momento silente, alla fine del secolo si scatena contro di lui: “A un certo punto i miei amici hanno cominciato a morire, Lolli, Massimo, Marietto, e così sono andato in depressione”.

La depressione ha avuto un peso importante per diversi anni, poi nel 2011 il coma: “Nel 2011 sono andato in coma tre volte, ma sono sopravvissuto anche a questo, e sono sempre alla ricerca di un senso. Le mie scelte le ho fatte e sono riuscito ad arrivare fino a qui”. Vasco Rossi, l’auto ritrovata dopo 45 anni: “Ho comperato la macchina apposta”, dal mito alla realtà.