Mentre in Italia non si parla d’altro che dei casi di botulismo, una nuova allerta per bambini e donne incinte sta facendo discutere.
Nelle scorse ore, il Ministero della Salute ha pubblicato un richiamo che punta l’attenzione non più solo nei confronti della grande distribuzione e di prodotti in vendita all’ingrosso che vengono poi utilizzati e – anche inavvertitamente – manipolati in sagre, fiere e truck food, ma anche verso quei prodotti di aziende agricole piccole o grandi, che quotidianamente scegliamo per l’altissima qualità dei loro prodotti, ma dietro le quali si possono nascondere molte insidie.
Infatti, da giorni in Italia si parla di emergenza botulismo e di eventi in alcuni casi mortali, legati all’intossicazione botulinica, ma purtroppo vanno fatti i conti anche con la quotidianità, rispetto ad eventi davvero rari come quelli legati appunto al botulino killer. Quotidianità che ci racconta di decine di richiami alimentari ogni mese, anche di alimenti come le mozzarelle che ogni giorno finiscono sulle nostre tavole.
Nove chili di formaggio tipico richiamati dopo la distribuzione
L’ultima allerta alimentare in ordine di tempo arriva dalla Val di Non e appunto da una di quelle aziende legatissime al territorio, che producono tra l’altro formaggi di altissima qualità. Può succedere, anzi quello che vi stiamo per descrivere non è senz’altro un caso unico, che in queste aziende si producano alimenti che – una volta fuori – possono produrre danni davvero molto gravi dal punto di vista della salute delle persone.
In particolare, in Trentino, tra la già citata Val di Non, la Val di Sole e – spostandoci verso la Lombardia – la Val Camonica, si produce un formaggio fresco o semi-stagionato, che si chiama Casolet, e che fa impazzire praticamente non solo i locali, ma soprattutto i turisti, che non perdono tempo a comprarne una forma, quando si trovano in vacanza da quelle parti. Circa nove chili di quel prodotto sono stati venduti da un’azienda e ora devono essere richiamati.
Quali sono i rischi che derivano dal consumo di questo formaggio
La ragione di questo richiamo alimentare è che da alcune analisi è stata riscontrata la presenza di STEC, acronimo di Shiga toxin-producing Escherichia coli, ovvero una tossina, ceppo di Escherichia coli, che può causare infezioni gastrointestinali anche gravi. A farne le spese possono essere soprattutto i soggetti più vulnerabili, per cui ci sono categorie di persone alle quali è altamente sconsigliato il consumo di questo formaggio tipico delle valli trentine.
L’azienda in questione è l’Azienda Agricola Il Sogno, che si trova nella Malga Preghena, nel territorio comunale di Bresimo, e i rischi maggiori sono bambini e donne in gravidanza, oltre che tutte quelle persone con un sistema immunitario che risulta fortemente indebolito. Il formaggio acquistato in azienda, con un lotto di produzione classificato come 11, non va consumato e anzi va restituito all’azienda, che provvederà a rimborsare tutti.