Una serie thriller che mantiene con il fiato sospeso fino all’ultimo minuto. Una storia ambiziosa che affronta tematiche politiche e sociali attuali.
Jersey City, Stato del New Jersey, è inverno quando l’agente Peter Jabloski sta andando in ospedale da suo moglie. La neve invade invade la strada, un tonfo e il suv perde aderenza sull’asfalto. Il poliziotto scende dall’auto e capisce di aver investito qualcuno, chiama i colleghi della narcotici che lo aiutano ad insabbiare la cosa, il ragazzino investito è di colore e quella è la zona dei Five Kings. Tutti tornano alle loro vite, ma il giovane Brendon Butler sopravvive, la sua lotta tra la vita e la morte darà vita alle indagini. Vite che cambiano in Seven Seconds, 7 secondi.
Se la trama ci ricorda qualcosa è del tutto normale: un poliziotto bianco che per un incidente -in questo caso sì- uccide un ragazzo di colore e decide di insabbiare la cosa per non finire in pasto alla stampa e far scoppiare una “guerra” nei suoi confronti è qualcosa che è accaduto realmente, che accade ancora realmente e di cui abbiamo sentito parlare anche qui da noi.
Quello che Seven Seconds prova a fare è raccontare non solo l’intricata indagine, se ad insabbiare è la polizia stessa è più difficile arrivare alla verità anche perché la blue wall alias il muro blu dell’omertà che spinge i colleghi a coprirsi l’uno con l’altro è difficile da abbattere, ma anche quel processo di criminalizzazione della vittima che fin troppo spesso si attua con determinate tipologie di vittime.
Il risultato è una serie che mantiene con fiato sospeso fino all’ultimo episodio.
Seven seconds nasce come serie antologica, quindi ogni stagione avrebbe dovuto raccontare storie diverse con personaggi diversi, l’ideatore è niente meno che Veena Sud la stessa di The Killing che anche in questo caso ha messo su 10 episodi in cui è stata capace di unire la questione morale a quel realismo che colpisce allo stomaco.
Anche il cast è di tutto rispetto, su tutti non si possono non citare Clare Hope Ashitey, l’autodistruttiva procuratrice KJ Harper che segue le indagini e che in questo caso trova l’occasione per riscattarsi, e Regina King nei panni della madre della vittima. Un’interpretazione la sua che le è valsa l’Emmy come migliore attrice non protagonista nella stagione 2018.
Sì perché Seven Seconds è vecchia. Ha raccontato ed anticipato di qualche anno le violenze messe in evidenza dal movimento Black Lives Metter, ma anche di come il fenomeno del clickbait e dei titoloni sensazionalistici possa influenzare le scelte delle persone più di quanto si pensi.
La serie è stata brutalmente troncata dopo a prima stagione -essendo però serie antologica la prima stagione è autoconclusiva- a causa dell’accoglienza non proprio felice da parte di pubblico e critica in quel periodo. Sette anni dopo, Seven Seconds è una delle serie del momento sulla piattaforma.
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