L’auto citata nel brano Colpa d’Alfredo, pubblicato nell’omonimo disco del 1980, non solo esisteva davvero, ma per Vasco Rossi arriva una sorpresa.
Ci sono miti viventi e miti senza tempo: Vasco Rossi, classe 1952, probabilmente è uno dei pochissimi artisti del panorama musicale italiano che oggi rientrerebbe in entrambe le categorie. La musica del cantautore nato a Zocca è riuscita infatti a essere intergenerazionale e ad attraversarne diverse di generazioni, restando sempre fedele a sé stessa e intramontabile. Quando ai suoi fan chiedi che brani vorrebbero che Vasco inserisse nella scaletta dei suoi concerti, le risposte sono eterogenee.
Sono tantissimi infatti coloro che premono perché vorrebbero riascoltare dal vivo delle canzoni che definiscono senza tempo, per citarne una, “Stupendo”, brano inserito in Gli Spari Sopra, disco del 1993, e da diverso tempo – a quanto pare – uscito dalla scaletta del live, altrettanti sono però coloro che chiedono a Vasco Rossi – che negli ultimi 10 anni ha pubblicato appena due dischi – di non estromettere dalla scaletta i brani più recenti.
Un mito vivente e nello stesso momento un mito senza tempo, dunque, Vasco Rossi – come bene nella docuserie Il Supervissuto diretta da Pepsy Romanoff e distribuita da Netflix – rappresenta appieno la storia sociale dell’Italia dei nostri ultimi 50 anni, dagli esordi a Punto Radio, una delle prime radio libere italiane, fino alle mega adunate nei suoi live, una storia di provincia che ha saputo farsi storia universale e che sa rappresentarci tutti, non solo i suoi fan.
Questa la ragione per la quale nessuno ascoltando un brano come Colpa d’Alfredo, uscito nel 1980, riesce a storcere il naso davanti a frasi che sembrano essere uscite dai peggiori dialoghi infarciti di stereotipi di genere e razzisti, una su tutte il verso “è andata a casa con il n***o la t***a”, ma tutti prendono per buona versione dei fatti del rocker secondo la quale Alfredo era il suo amico Andrea Giacobazzi, scomparso nel 2024, e il “n***o” un tal Santino.
Una storia di provincia, dunque, che fa parte del repertorio del primo Vasco Rossi e che oggi – a 45 anni di distanza – racconta anche alle nuove generazioni di occasioni perse e di serate tra amici a parlare di “discorsi seri e inopportuni”. Quel brano, una storia di vita vissuta, racconta anche dell’acquisto di un’auto proprio per scarrozzare amici e ragazze incontrate durante una serata in discoteca o in genere in un locale.
“Ho comperato la macchina apposta”, canta infatti Vasco Rossi e a quasi mezzo secolo da quel brano ecco spuntare “la macchina apposta”: si tratta di una Ritmo targata Modena (MO461639, per l’esattezza) e immatricolata nel 1979, che Massimo Turrini, un meccanico di Montefiorino, nel modenese, chiaramente fan di Vasco, ha rintracciato casualmente e che avrebbe dovuto rottamare, se non fosse stato che chi voleva rottamarla non gli disse che era appartenuta a un cantante della zona.
Il meccanico riuscì ad avere l’intuizione e cercò la targa dell’auto sul Pubblico Registro Automobilistico, risalendo al primo proprietario, che era proprio Vasco Rossi. Da quel momento, ha spiegato Turrini all’edizione bolognese di Repubblica, il meccanico ha iniziato a restaurare la Fiat Ritmo appartenuta a Vasco Rossi, mantenendo i pezzi d’epoca e una volta rimessa in sesto è avvenuto l’incontro con la rockstar, che gli ha autografato il libretto di circolazione.
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