admin On luglio - 14 - 2010

the bloody beetroots - by Gianluca Vinci

ELECTROVENICE FESTIVAL : even in Italy

 

Una bomba. Sì, uso le stesse parole che ha usato Richie Hawtin in persona per descrivere nel modo più sintetico possibile ciò che questo festival, attesissimo, ha espresso. Una bomba preparata nei minimi dettagli, costruita con precisione assoluta e lasciata esplodere dinanzi ad oltre 15 mila persone. Una bomba che non ha fatto male, non ha ferito né ucciso anima alcuna ma bensì ha riaperto le speranze di chi pensava che, nella nostra bistrattata penisola, certe situazioni non potessero crearsi, non potessero nascere ma fossero solo destinate ad essere ammirate altrove. Club  Nation ha deciso che non doveva essere così, che bisognava smuovere la Club Culture nostrana, da anni ancorata alla sola concezione della discoteca fine a se stessa, ed ha “legato” al celeberrimo Heineken Jammin’ Festival un party che, c’è da starne certi, se avrà continuità nei prossimi anni diverrà celeberrimo anch’esso. ElectroVenice uguale Europa, uguale modo di intendere la festa in chiave moderna, iniziando dal pomeriggio e terminando poche ore dopo lo scoccare della mezzanotte, uguale confronto tra due ali della musica elettronica così distanti ma allo stesso tempo così similari in quanto rivolti al pubblico danzante: ElectroVenice uguale innovazione. Così, chi è entrato nella cornice del Parco San Giuliano all’ora di pranzo, ha potuto assistere all’esibizione nel RedBull Stage di nomi quali Allo de La Valigetta (l’etichetta che porta in Italia il progetto punk-hardcore di Bob Rifo e Steve Aoki) e Cècile, aspettando che alle 16 iniziasse il party nei due maggiori Stage, White & Red. E qui, signori, c’era da sbizzarrirsi: esibizioni come quelle di Mauro Picotto e Kap Bambino sono da pelle d’oca, ottimi biglietti da visita per Gui Boratto, Guy Gerber e Digitalism. Poi il testimone passa alla regina Ellen Allien nel white stage e allo “strafuori” Mr Oizo nel red stage che regalano emozioni uniche ai presenti: ritmi possenti da una parte, perle electro dall’altra con il pupazzetto simbolo della famosissima Flat Beat di Oizo a fare da trascinatore nel maxischermo, indemoniando la folla urlante. Luciano prende lo scettro da Ellen deliziando il pubblico con le sue classiche sonorità che da anni infiammano i lunedì Ibizenchi del Circoloco, mentre i dirimpettai Moderat regalano emozioni vere ed algide sonorità a spettatori preparati ed attenti, perfetta soluzione prima dell’entrata in scena di una crew scatenata e sublime padrona del palco. Sto parlando dei The Bloody Beetroots, splendidi, possenti, aggressivi, unici…un live da urlo proprio quando a pochi metri di distanza saliva sul palco Marco Carola, autentico orgoglio nostrano della scena minimale internazionale. Da qui Steve Aoki nel “tappeto rosso”, pazzo come sempre, ed un face-to-face con i fiocchi a contendersi le note del cielo veneziano: 2manydjs e Richie Hawtin, i re dei mixaggi ed il supremo della MNUS, i due fratelli capaci di riempire gli stadi ed il canadese che dal ’93 infiamma le dancefloor di tutto il pianeta. Che dire, due set di prim’ordine, due situazioni molto differenti ma altrettanto intriganti, due performance senza sbavature, con picchi di follia come nel caso in cui i fratelli Dewaele passano dal proporre i Daft Punk come Umberto Tozzi (!!), con attimi di tecnica pura quando Plastikman fa capire alla folla che la sua selezione parte da molto lontano e non è adatta agli sballoni di turno (pochissimi, per fortuna, altra nota di merito del festival) che cercano solo “le casse”; con momenti di pura magia come quando i fondatori dei Soulwax chiudono le danze passando i Joy Division ed il biondo cresciuto con la techno nel sangue aumenta i battiti mantenendo il suo impeccabile stile. Si torna a casa, felici e malinconici…sì, perchè la felicità a volte diventa malinconia ma la malinconia, si sa, genera speranza, quella stessa che tutti i ragazzi presenti hanno tuttora nel cuore, la speranza di ritrovarsi insieme tra un anno a danzare con la magia di Venezia sullo sfondo: una cartolina bellissima, una cartolina Europea.

Matteo Visentin

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5 Responses so far.

  1. GIO scrive:

    GRANDISSIMO VISE!!!!!

    ARTICOLO STUPENDO, FATTO CON IL CUORE!!!!!!

  2. Monica scrive:

    Apprezzabile la tua visione europea dell’evento. Forse però era il caso applicare un prezzo meno “europeo” e più adatto alle tasche dei giovani italiani 🙂

  3. matteo scrive:

    Vero Monica, ma forse la Live Nation ha voluto dare una certa continuità con i prezzi applicati all’Heineken, rimanendo sui 57 euro fissi. Conta poi che chi avesse voluto acquistare il biglietto un mese e mezzo fa lo avrebbe pagato 35 euro. Poi altri festival europei simili, tipo il Love Family Park, si aggirano sempre intorno ai 60 euro a ticket.

  4. dos scrive:

    Vorrei riassumere il festival cosi : RICHIE “SBOBBA” HATWIN E 2 MANY MANY MANY MANY MANY MANY MANY MANY MANY MANY MANY MANY MANY MANY MANY MANY DJS

  5. MAT MOVIDA scrive:

    ,,,,che questo sia l inizio di altri show !!! LUNGA VITA ALL ELECTROVENICE FESTIVAL…….!!FINALMENTE!

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