admin On settembre - 18 - 2010

Stanley Kubrick Fotografo 1945-1950
– Palazzo Franchetti, Venezia –

A non tutti è noto che il grande Stanley Kubrick aveva due grandi passioni: gli scacchi e la fotografia. Quest’ultima, ereditata dal padre, si esaurì sostanzialmente in appena cinque anni di attività, sufficienti tuttavia a mostrare un talento celato.

A Venezia, a palazzo Franchetti, l’opportunità di apprezzare 200 tra le migliori fotografie del regista va colta. Uno modo, quello di Kubrick, di fare fotografia assolutamente personale e che a ben guardare non si allontana poi molto dal modo di girare film. Quasi allo stesso modo della macchina da presa, coglie con il mezzo fotografico l’aspetto psicologico dei soggetti ritratti. Un modo innovativo e talvolta invadente di rappresentare la realtà. Per ottenere dai soggetti le pose più naturali possibili Kubrick si nascondeva il cavo fotografico all’interno della manica e l’interruttore per azionare l’otturatore stretto nel palmo della mano. L’osservatore viene così molto spesso messo nelle condizioni di costruire una interpretazione personale delle persone riprese.

Spaccati di vita quotidiana di un’America che non c’è più, ma che Stanley Kubrick immortalò perfettamente. Immagini di un paese che si deve rapportare con un dopoguerra difficile. Immagini di persone comuni. Immagini non di rado di grande umanità. Brooklyn e i giovani shoe shine agli angoli delle strade. La criminalità di New York e le mosse delle forze dell’ordine per contrastarla. Il mondo del circo, non quello dei riflettori, ma quello dietro le quinte, quello quotidiano, molto più duro. La Columbia University, un’istituzione d’elite dove si andavano formando parti della classe dirigente degli anni a venire, ma che strideva fortemente con la realtà del resto della società americana. Immagini anche di emancipazione e della tradizione democratica made in USA. Alla Michigan University già nel 1870 le donne furono ammesse al campus. 

Come poi farà da regista con la macchina da presa, Kubrick da giovane si confronta con le risorse che il mezzo fotografico può offrire. La sua incredibile opera artistica, che dura sostanzialmente tutta la vita, comincia con le fotografie e finisce con il cinema. Osservando l’esposizione non è difficile notare come il percorso di formazione professionale del regista sia iniziato proprio giovanissimo per mezzo degli scatti fotografici.

L’ambiguità dell’immagine fu sempre una costante del suo modo di lavorare nonché del cinema d’autore del secondo dopo guerra, detto appunto moderno, di cui Kubrick è l’indiscutibile maestro.

A Venezia una ghiotta opportunità per scoprire anche questo.
di Marco Mantovani

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