Mostra del Cinema di Venezia
day 4
4.09.2010
Lido di Venezia
“Passione” – di John Turturro
– intervista –
Spiccano le origini italiane (per l’esattezza pugliesi) di John Turturro (solo per citare alcuni titoli: “Cercasi Susan Disperatamente”, “Stato di Grazia”, “Il Grande Lebowski”, “Fratello Dove Sei?” e “The Good Sheperd”), che con il music-mentary “Passione”, scava nelle profondità della musica napoletana, indagando, attraverso canzoni e melodie, e interpreti vari dagli Avion Travel a Raiz, passando per Massimo Ranieri, Lina Sastri, Pietra Montecorvino, Fiorello e Pino Daniele, in un percorso focalizzato più sulla modernità della canzone napoletana (d’autore, si intende, non si pensi ai piccoli fenomeni che cantano ai matrimoni e che la tv nostrana sa così bene ed immeritatamente scoprire e purtroppo esaltare), che sulle origini, sacralizzandone le forme e l’arte.
Un’avventura musicale di primo ordine, che convince appassionati del genere e non, diretta magistralmente e concentrata, ma mai atta all’esaltazione patriottica, come si potrebbe pensare.
L’anno scorso avevi parlato della Sicilia, oggi di Napoli…
JT: Napoli era la culla ideale per il documentario musicale sulla tradizione che volevo realizzare. E’ un juke-box vivente e vivo, soprattutto, dove tutto, da secoli, è musica. Per prepararmi ho ascoltato in famiglia per oltre un anno praticamente solo musica italiana, vecchia e nuova, cercando di studiarne i testi, capirne il romanticismo e la passione, appunto, di fondo, e in primis l’esaltazione di quel dolore nostalgico che ne regge i fili.
La musica napoletana è la base di molti generi musicali di oggi e ieri, e non solo italiani, intendo. Credo che la musica andrebbe studiata nella propria evoluzione, partendo proprio con l’approfondire le sue basi, sempre meravigliose e fondamentali. A Napoli c’è da sempre un misto musicale di influenze che ne rispecchia l’assetto sociale e culturale, dal medio oriente alla tradizione italiana, spagnola, francese, dal gusto per la ricerca lirica al sapore dialettale mai dimenticato.. Spero che “Passione”, per chi lo andrà a vedere, possa rispondere a tutti i quesiti che un uomo qualsiasi, di ogni parte del mondo, potrebbe avere su Napoli e sulla sua musica.
Come hai scelto i tuoi attori, tutti (o quasi) musicisti professionisti?
JT: Credo sia un grande cast quello di “Passione”, e ne sono orgoglioso. Girare con loro è stato un piacere oltre che edificante dal punto di vista artistico. Siamo scesi in piazza, abbiamo conosciuto i curiosi che si fermavano ad assistere alle riprese, applaudendo alla fine di ogni scena. Ho cercato di scegliere egregi protagonisti della scena musicale napoletana, e non solo, che fossero già noti anche all’estero, ad esempio, e amati in patria, e soprattutto di vario genere ed età, in modo da rappresentare al meglio l’evoluzione stessa della musica napoletana. E’ un gruppo potente, che riesce a superare le barriere di pregiudizi che a volte la musica napoletana ha al di fuori dei propri confini.
Si dice di te che tu sia un regista puntiglioso e maniacale dal punto di vista della precisione dei dettagli che esigi dal tuo cast…
JT: E io lo confermo! Voglio il meglio dalle mie pellicole e dai miei attori e dal mio staff. A volte sono pesante, forse, e lo sarò stato anche nel girare “Passione”, forse. A volte sono estremamente impulsivo. Ricordo, ad esempio, un episodio divertente, durante le riprese di “Passione”; in cui io, alcuni cameraman e un paio di attori eravamo in un vicolo strettissimo del cuore della città, e al passare di un motorino di un residente, suppongo, mi sono infuriato, poi subito sedato dai miei per evitare uno scontro verbale che stava per iniziare con il povero malcapitato. Forse in questo sono stato più italiano e “passionale” io, di loro!